Perché a 26 anni accetto di avvisare prima di prendere un bicchiere d’acqua?
Perché a 26 anni decido essere seguito da un’altra persona 24 ore su 24?
Perché a 26 anni decido di non decidere più della mia vita, ma di lasciare che altri lo facciano?
Perché? Perché ho fallito!
Perché da solo non ce la faccio ad andare avanti!
E’ così! Non posso fare altro che ammetterlo!
E si parte. Chi aspettiamo?
Ci sono con il corpo, ma la mia testa è altrove.
Ogni giorno combatto i pensieri, le immagini, i ricordi di quello che ora non è davanti a me.
Ogni giorno uccido persone nella mia mente. Persone che ora non ci sono più, ma che forse, in fin dei conti, non ci sono mai state.
E affronto le paure, i complessi, le difficoltà.
Affronto la realtà.
Affronto la mia realtà. Affronto me stesso.
E ogni giorno sembra uguale. Cosa sto facendo? Cosa dicono di me? Pensano a me?
E capisco quanto ho bisogno di essere al centro dell’attenzione. Quanto desidero che gli altri pensino e parlino di me.
E se loro smettessero di farlo?
Ma allora io chi sono?
Non sto solo peggiorando? Tutto questo serve a qualcosa?
Vale davvero la pena andare avanti?
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